Ultima modifica: 23 Maggio 2020

“Giornata della legalità, XXVIII anniversario della strage di Capaci”

Lenzuolo bianco alle finestre contro la Mafia in ricordo di Giovanni Falcone, di sua moglie e della sua scorta.

In mancanza di tradizionali manifestazioni di piazza per la giornata della legalità, a causa dell’emergenza epidemiologica, anche il nostro istituto aderisce all’ invito per il 23 maggio 2020 di mettere un lenzuolo bianco alle finestre, in memoria del 28° anniversario della strage di Capaci, in cui sono morti i giudici Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo e con loro tre dei componenti della scorta di Falcone, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio MontinaroSi tratta di un simbolo contro la mafia che ha una lunga storia. Vediamo che cosa significa e perché.

L’idea dei “Lenzuoli bianchi” nasce nel 1992 da Marta Cimino, assistente sociale, laureata in sociologia a Trento, figlia di due giornalisti dell’ Ora di Palermo, giornale che divenne un simbolo per le sue inchieste scomode contro Cosa nostra e per le foto di Letizia Battaglia. Era tra i fondatori e ideatori di quello che è passato alla storia come il “comitato dei lenzuoli”: il volantino infatti chiamava a raccolta i giovani di Palermo e la società civile scossa dalle stragi di Capaci e Via d’ Amelio, chiedendo loro di uscire allo scoperto e di dire “No a Cosa nostra”.

Chiedeva di appendere alle finestre lenzuoli bianchi, con una scritta che ne rendesse esplicito il messaggio, tra il 19 e il 23 di ogni mese, in ricordo della strage di Capaci avvenuta il 23 maggio e di quella di via d’ Amelio avvenuta il 19 luglio 1992, in cui morirono con il giudice Paolo Borsellino gli agenti Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina e Agostino Catalano. Non si limitava solo a questo, ma aggiungeva 9 consigli scomodi al cittadino che vuole combattere la mafia, che andavano dal dovere di educare al rispetto della legalità alla denuncia delle estorsioni alla rivendicazione dei diritti senza chiederli come favori, a schierarsi insomma dalla parte dello Stato.

Don Luigi Ciotti ricorda la strage di Capaci